Quando, due anni fa, fu
installato sulla parete delle Grandes Jorasses del Monte Bianco un bivacco
altamente tecnologico dalla forma di una fusoliera, qualcuno gridò allo
scandalo, sostenendo che la montagna veniva snaturalizzata. Il tradizionale
bivacco in pietra e legno veniva, così, sostituito da materiali all'avanguardia
capaci di sopportare notevoli sollecitazioni termiche e meccaniche. Ma i due
ideatori del progetto Leap(Living Ecological Alpine Pod), gli architetti Luca
Gentilcore e Stefano Testa, non si sono lasciati intimorire ed hanno continuato
a perseguire le loro rivoluzionarie realizzazioni. Sicchè ieri mattina, lunedì
6 maggio, presso i cantieri della Leapfactory a Torino, alla presenza di
giornalisti, architetti e gestori di rifugi alpini, hanno presentato i primi
due moduli di un altro bivacco, commissionato dalla compagnia di investimenti
russa “North Caucasus Development Corporation”. Il nuovo complesso modulare
verrà installato, appena il clima lo consentirà, su un ghiacciaio a 4000 metri
ai piedi del Monte Elbrus, la cima più alta del Caucaso.
I Russi si sono dimostrati
particolarmente interessati a questo progetto, in quanto hanno intenzione di
rendere più fruibile, dal punto di vista alpinistico e turistico, l'intero
sistema montuoso, sebbene le condizioni climatiche non siano così simili
all'arco alpino: temperature polari, venti gelidi e repentini.
I tre moduli, che
ospiteranno in maniera confortevole fino a quaranta posti letto, con zone
giorno e appartamento per il custode, sono stati costruiti con materiali molto
sofisticati, già di seconda generazione rispetto al bivacco Gervasutti, ormai
considerato il prototipo, in grado di durare nel tempo, in condizioni
atmosferiche piuttosto critiche. “Abbiamo cercato di combinare in maniera
ottimale la leggerezza con la resistenza”, ha sottolineato l'architetto Testa
nel corso della conferenza stampa. I
moduli, garantiti per cinque anni, sono dotati di servizi igienici con impianto
di depurazione dei reflui, di un impianto di produzione acqua e di
riscaldamento, generato da pannelli fotovoltaici e turbine eoliche. Il tutto
verrà monitorato da un software, controllato dalla sede di Torino. E' previsto,
però, anche un custode che dovrà seguire un corso di formazione per la buona
conduzione. Quasi tutti i materiali utilizzati sono di produzione piemontese.
Solo le pareti interne in legno provengono dalla Lombardia.
I moduli verranno
trasportati su gomma, via terra. L'architetto Stefano Testa ha precisato che
occorreranno ben tredici TIR. Transiteranno attraverso diverse nazioni fino a
raggiungere il Nord del Caucaso. A fondo valle i moduli verranno poi
elitrasportati fino al ghiacciaio e qui montati e ancorati.
Recentemente i progettisti
hanno sorvolato il bivacco Gervasutti in compagnia di una delegazione di North
Caucasus Mountain Club. Il rifugio, che è stato anche illustrato da Luca
Gibello del progetto “Cantieri d'Alta Quota” nel corso dell'ultimo Automne
Italien a Modane, appare in buone condizioni,
nonostante l'enorme quantità di neve che anche quest'anno si è accumulata sul
versante. Ottimo auspicio per la nuova stazione alpina all'Elbrus!
Luisa Maletto